Cura al Femminile: verso un nuovo modello di società

Mar 7, 2025

L'8 marzo è un'occasione speciale per celebrare la forza e la dedizione delle donne che si prendono cura

 

La cura come aspetto tipicamente femminile – nel lavoro, all’interno delle famiglie, per “tradizione” – è un concetto che anche oggi viene spesso ribadito, riconosciuto, discusso.

Quale migliore occasione, dunque, dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, per riflettere su questo concetto?

I lavori di cura sono da sempre – e, forse, negli ultimi anni ancora di più – fondamentali per il benessere e la salute della società. Tradizionalmente declinati al femminile, sono però riconosciuti nella loro importanza? Lo sono dal punto di vista sociale, economico, lavorativo e dei diritti ad essi legati?

A giudicare da statistiche e studi – tra gli altri, il Global Gender Gap Report, che ogni anno verifica il posizionamento degli Stati del mondo rispetto al divario di genere in base a diversi indicatori – la risposta è no.

Spesso considerati un “dovere naturale” o attività che non richiedono una vera e propria valorizzazione economica e sociale, i lavori di cura sono – invece – tra i più impegnativi, emotivamente e fisicamente: infermiere, assistenti domiciliari, badanti, educatrici, mamme, mogli, sorelle, figlie, nipoti ricoprono ruoli che permettono la continuità delle attività sociali ed economiche. Nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), il personale – a tutti i livelli – è per la maggior parte composto da donne: non sempre “visibili” e “viste”, hanno un ruolo imprescindibile per il buon funzionamento della struttura e, soprattutto, per il benessere degli ospiti e la serenità delle famiglie che a loro si appoggiano.

L’8 marzo, allora, può diventare un momento di riflessione – da parte delle Istituzioni, ma anche delle singole realtà – sul miglioramento delle condizioni di lavoro, sull’equità salariale (diritto sancito dalla Costituzione Italiana), sulla promozione di un ambiente di lavoro che valorizzi il personale, anche in considerazione di aspetti che caratterizzano l’impiego in RSA – orari lunghi, turni notturni, responsabilità emotiva e non solo.
Il divario salariale – o “gender pay gap” – è una problematica ormai cronica a livello globale e riguarda molti settori: quello socio sanitario non è, purtroppo, un’eccezione, così come non lo è l’Italia, che anzi perde terreno, su questo aspetto, di anno in anno. Troppo spesso, poi, il lavoro di cura viene svolto in condizioni di incertezza, con contratti precari e mancanza di tutele.

Non si può poi non pensare alle famiglie degli ospiti e degli operatori: le prime si affidano quotidianamente a queste strutture per la cura dei propri cari, ma è essenziale che anche le seconde degli operatori siano supportate, con l’idea di conciliazione tra lavoro e vita privata, un supporto psicologico per chi svolge lavori gravosi, e politiche che permettano una maggiore qualità della vita per tutti.

L’8 marzo è una data simbolica? Senza dubbio sì, ma la necessità di riconoscimento è concreta. Esistono esempi positivi e buone prassi? Certamente sì, per cui da questi bisogna partire, per un’applicazione più ampia.

Perché, parafrasando una celebre canzone, le donne che svolgono lavori di cura sono “esseri speciali” e bisogna avere cura di loro.

Dalila Lattanzi
Freelance
Content Editor

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