Gestione del rischio nelle strutture socio-sanitarie

Dic 9, 2025

Prevenire, migliorare, proteggere con lo strumento giusto di risk management

 

Garantire sicurezza, qualità e fiducia: tre parole che riassumono l’obiettivo della gestione del rischio nelle strutture socio-sanitarie. Un tema sempre più centrale per RSA, RSD e case di cura, chiamate ogni giorno a tutelare persone fragili e operatori, dentro contesti complessi dove il rischio non si elimina — ma si può conoscere, prevedere e gestire.
Oggi la sfida imparare dagli errori, trasformare ogni segnalazione in conoscenza, ogni evento avverso in un’occasione di miglioramento.

Tipologie di rischio e aree di intervento

Nel socio-sanitario, la gestione del rischio abbraccia molte dimensioni, che vanno ben oltre il solo rischio clinico:

  • Rischio clinico: eventi avversi legati all’assistenza diretta (cadute, lesioni da decubito, errori di terapia, infezioni).
  • Rischio biologico: esposizione ad agenti patogeni o materiali contaminati che possono compromettere la salute di ospiti e operatori; un rischio quotidiano nelle strutture socio-sanitarie, dove la prevenzione e la corretta gestione dei protocolli igienico-sanitari sono fondamentali.
  • Rischio operativo e organizzativo: problemi di processo, carenze di personale, malfunzionamenti di apparecchiature, errori documentali.
  • Rischio strutturale: aspetti ambientali e impiantistici (incendi, allagamenti, barriere architettoniche, manutenzioni).
  • Rischio reputazionale e comunicativo: eventi che possono compromettere la fiducia di utenti e familiari.
  • Rischio legale e assicurativo: contenziosi, richieste di risarcimento, danni d’immagine.

Un approccio efficace parte da una mappatura completa delle aree di rischio, integrata nei processi quotidiani della struttura.

Dal rischio in sanità al rischio nel socio-sanitario

Se negli ospedali il rischio è spesso legato ad atti clinici acuti, nelle RSA e nelle strutture residenziali si parla di rischio continuo, legato alla vita quotidiana degli ospiti. Qui entrano in gioco la relazione, l’ambiente e il fattore umano.
Un esempio emblematico è il rischio di cadute, tema al centro del recente convegno organizzato da ATS Brianza, che ha ribadito la necessità di una cultura condivisa della sicurezza nelle RSA.

Le cadute rappresentano uno dei principali problemi e criticità che si verifica nelle realtà come RSA e RSD. Secondo l’OMS circa il 30-40% degli anziani che vivono in RSA subiscono almeno una caduta all’anno.
(ATS Brianza, Convegno “Risk Management in RSA e RSD”, 29 settembre 2025)

“L’obiettivo di ATS Brianza – evidenzia il Direttore Generale, dott.ssa Paola Palmieriè quello di affiancare il territorio affinché vengano incrementate le conoscenze in ambiti di risk management e le strutture territoriali possano essere accompagnate verso un miglioramento continuo nel rispetto delle normative nazionali e regionali.

Il rischio di caduta rappresenta uno degli eventi avversi più frequenti nelle strutture sociosanitarie, ma anche uno dei più prevenibili, se affrontato in modo sistematico attraverso formazione, osservazione e strumenti adeguati.

L’invito e l’auspicio è quindi quello di andare incontro a una cultura della sicurezza sempre più diffusa, un principio in cui noi di Netpolaris crediamo da sempre e che ci ha spinti a realizzare le nostre soluzioni software volte a ottimizzare gli aspetti organizzativi e gestionali con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure.

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Lo strumento di risk management per le strutture socio-sanitarie.

Il quadro normativo: dalla legge Gelli-Bianco alle nuove linee di accreditamento

In Italia, la gestione del rischio clinico e sociosanitario trova il suo fondamento nella Legge 24/2017 (Gelli-Bianco), che promuove la sicurezza delle cure come parte integrante della qualità assistenziale. La normativa impone alle strutture sanitarie e sociosanitarie di dotarsi di un sistema di gestione del rischio e di figure dedicate al suo coordinamento, introducendo obblighi di tracciabilità, formazione e prevenzione.

Accanto alla Gelli-Bianco, il Decreto Legislativo 29/2024 rafforza l’integrazione tra servizi sociali, sanitari e sociosanitari e ridefinisce l’assistenza alle persone anziane non autosufficienti. Il decreto introduce la valutazione multidimensionale unificata e il PAI (Progetto Assistenziale Individuale) come base dell’intero percorso assistenziale, oltre a promuovere standard più uniformi per la formazione del personale e la qualità dei servizi residenziali e semiresidenziali.

A completare il quadro interviene il DPCM 30 gennaio 2024, che definisce i nuovi requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici per l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture per anziani non autosufficienti. Il decreto stabilisce standard nazionali che riguardano sicurezza, qualità dell’assistenza, gestione del rischio, dotazioni professionali, spazi funzionali e informatizzazione dei processi.

Entro marzo 2026, tutte le RSA dovranno dimostrare di operare secondo questi criteri unificati, adeguando procedure, organizzazione interna e strumenti digitali.

Tra le principali novità introdotte rientrano: protocolli obbligatori per la gestione del rischio clinico e biologico, audit periodici, un potenziamento della presenza sanitaria, spazi dedicati alle attività e alla riabilitazione distinti da quelli destinati ai pasti, e una digitalizzazione sempre più completa della documentazione e dei processi di cura.

Ma le spinte al cambiamento non arrivano solo dalla normativa nazionale.
Il panorama europeo e la legge sulla concorrenza nei servizi sociosanitari stanno orientando il sistema verso una valutazione oggettiva e comparativa delle prestazioni, basata su indicatori di rischio, qualità e sicurezza. Anche se la piena applicazione è stata rinviata, è ormai chiaro che la trasparenza e la misurabilità dei risultati diventeranno requisiti centrali per l’accreditamento futuro.

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Gestione del rischio: impatto normativo e culturale.

All’interno di questo scenario, la gestione del rischio non è solo un obbligo normativo, ma un vero cambiamento culturale.
La legge Gelli sottolinea infatti che la sicurezza delle cure è responsabilità di tutti: non solo di medici e infermieri, ma anche di OSS, ASA, educatori e operatori socioassistenziali.

Come precisa l’Avvocato Andrea Lopez durante il webinar organizzato da Netpolaris, queste disposizioni rappresentano un’evoluzione naturale del quadro normativo introdotto dalla legge Gelli-Bianco. Non solo un adempimento formale, ma un passaggio verso un sistema di valutazione trasparente e comparabile tra strutture, dove la gestione del rischio diventa parte integrante della qualità assistenziale.

Riconoscere e analizzare gli eventi avversi — anziché nasconderli — significa trasformarli in occasioni di miglioramento.

In questo quadro di trasformazione normativa e culturale, diventa essenziale comprendere quali siano i principali ambiti di rischio presenti nelle strutture sociosanitarie e come una loro gestione strutturata possa incidere sulla sicurezza, sull’efficienza organizzativa e sulla qualità percepita dell’assistenza.

Dalla visione reattiva alla gestione proattiva del rischio

Per anni il risk management è stato visto come un processo “reattivo”: si interveniva dopo l’errore.
Oggi, invece, la gestione del rischio è diventata una leva strategica per migliorare i processi e costruire fiducia. Significa passare da una gestione reattiva a una gestione proattiva del rischio, fondata su cultura, metodo e strumenti digitali adeguati.

Il nuovo paradigma si fonda su:

  • Prevenzione e monitoraggio continuo
  • Analisi dei dati e segnalazioni strutturate
  • Coinvolgimento del personale in ottica no-blame, cioè senza colpevolizzazioni
  • Condivisione delle informazioni per imparare dagli eventi e ridurre le recidive

Come ricorda l’Avvocato Andrea Lopez:

“La sicurezza delle cure è un dovere di tutti gli operatori. L’errore deve essere percepito come un’opportunità di miglioramento, non come una colpa.”

Un approccio culturale che trasforma la gestione del rischio da adempimento formale a strumento di crescita e protezione per persone, organizzazioni e comunità.

Gli strumenti digitali al servizio della sicurezza

L’uso di metodi cartacei o file Excel rende difficile monitorare i rischi e attuare azioni tempestive. Come sottolinea Cristian Sala – responsabile commerciale di Netpolaris:
Oggi la tecnologia consente di automatizzare i flussi, raccogliere segnalazioni in modo strutturato e restituire dati immediati tramite dashboard e reportistica.

Da carta a software: nasce Ricky

Sviluppato da Netpolaris, Ricky è il software progettato per semplificare e potenziare la gestione del rischio nelle strutture socio-sanitarie.
È uno strumento nato per chi lavora sul campo, che permette di:

  • Raccogliere e catalogare segnalazioni di rischio clinico, sicurezza sul lavoro e qualità interna, anche in forma anonima.
  • Tracciarle e gestirle attraverso flussi guidati e iterazioni controllate.
  • Analizzare i dati tramite report statistici che evidenziano trend, frequenze e aree su cui intervenire.
  • Integrare le segnalazioni con la cartella The.0, aprendo un ticket direttamente dalla scheda clinica.
  • Personalizzare i macrocontenitori e i livelli di accesso, mantenendo una maschera unica per evitare errori di classificazione.

Come spiega Sergio Novelli, responsabile dell’assistenza clienti Netpolaris:

“Lo scopo non è trovare un colpevole, ma capire cosa non ha funzionato per ridurre il rischio futuro. Solo così la segnalazione diventa un atto di responsabilità e di cura.”

Le segnalazioni vengono inserite dagli operatori o dai familiari che contrassegnano la natura del ticket scegliendo tra: rischio clinico, segnalazioni sul lavoro, qualità. La segnalazione viene poi valutata dal personale preposto e classificata come near miss o evento sentinella e collocata nella categoria corretta di appartenenza.

Il software è molto semplice da usare, si può collegare a The.0 il software di gestione della cartella clinica elettronica e permette di estrapolare comodamente dei report di valutazione con dati sui fattori scatenanti più comuni, numero degli eventi e dei ticket ancora in carico.

Grazie a Ricky, le strutture possono trasformare le segnalazioni in conoscenza, analizzare i fattori ricorrenti e orientare la formazione dove serve davvero.

Demo gratuita di Ricky

Una cultura condivisa della sicurezza

La gestione del rischio non è una “caccia alle streghe”, ma un percorso di consapevolezza collettiva, una scelta di responsabilità.
Significa passare da un approccio difensivo a uno proattivo, in cui ogni operatore è parte attiva nel miglioramento continuo.
Per le strutture socio-sanitarie, questo approccio porta benefici tangibili:

  • Più sicurezza per il paziente,
  • Più serenità per i familiari,
  • Più valore e tutela per gli operatori,
  • Più affidabilità e trasparenza per l’organizzazione.

In un settore dove la fiducia è tutto, la sicurezza non è un traguardo — è un percorso.
E come ogni percorso, ha bisogno di strumenti affidabili e di una direzione chiara.
Con strumenti come Ricky, questa visione diventa concreta: un software semplice, integrato e pensato per rendere la sicurezza un gesto quotidiano.

Demo gratuita di Ricky

Francesca Di Adamo
Content editor

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