Domenica 25 maggio 2025 si è celebrata la XXIV Giornata Nazionale del Sollievo: è passato quasi un quarto di secolo dall’istituzione della ricorrenza con direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri per «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione». Enti promotori della Giornata sono stati allora e sono tutt’oggi la Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti Onlus (che quest’anno festeggia i cinquant’anni della sua costituzione), il Ministero della Salute e la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, con il sostegno dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana.
In tutti questi anni si è cercato di portare avanti un approccio riguardante la “terapia del dolore” e le cure palliative che potesse farne conoscere gli aspetti sanitari ma anche le implicazioni relazionali, etiche, spirituali e teologiche che emergono soprattutto in contesti come le RSA e coinvolge, giocoforza, famiglie, operatori sanitari e pazienti. La Giornata del Sollievo è un momento che viene dedicato alla sensibilizzazione sul valore del sollievo dalla sofferenza fisica e morale, considerando i bisogni concreti delle persone malate e – in generale – sofferenti (ferma restando la particolare attenzione alla fase terminale della vita).
La riflessione si allarga alla politica e all’economia, tanto che l’obiettivo fissato dalla Legge di Bilancio 2023 era la copertura del 90% della popolazione bisognosa di cure palliative entro il 31 dicembre 2028.
Il concetto di “sollievo”, però, riguarda fisiologicamente ad altri ambiti e momenti: le RSA ospitano persone fragili – spesso anziane, con patologie croniche o degenerative – bisognose di un tipo di sollievo che non è solo fisico, ma anche psicologico, relazionale e spirituale. Non solo: come sempre, in questi contesti è necessario pensare anche al coinvolgimento delle famiglie, che vivono una doppia sofferenza, quella per il proprio caro e quella legata all’impotenza di fronte alla malattia. Per tutto il personale socio-sanitario la Giornata del Sollievo è un’occasione per richiamare – sebbene spesso non ce ne sia bisogno – il valore umano del loro lavoro, fatto di atti di profonda umanità, di trasparenza, di ascolto empatico e di condivisione del percorso di cura – ancora una volta insieme alle famiglie.
Implicazioni non da poco sono poi quelle di tipo teologico e spirituale: da un lato le domande sul perché del dolore e sul ruolo di Dio (pensando alla dottrina cristiana) o degli altri punti di riferimento religiosi, dall’altro il valore del libero assenso e arbitrio: in ogni percorso di sollievo e accompagnamento è fondamentale il rispetto della volontà del paziente, anche nei casi di demenza avanzata – in cui si può interpretare la volontà attraverso le direttive anticipate o l’ascolto attento dei familiari.
Tutto questo è parte di una cultura del prendersi cura che è tutta da costruire, dove la centralità della persona, la compassione, la scienza e la fede si intrecciano. Nelle RSA questo rapporto si concretizza, come sempre, nelle relazioni tra pazienti, famiglie, operatori e società.