Il mese di febbraio vede, a distanza di pochi giorni, due ricorrenze che, per motivi simili, si rivelano molto importanti per chi è ospite di una struttura residenziale o sanitaria, per le famiglie e per gli operatori socio sanitari.
Abbiamo raccontato che San Valentino può portare con sé insieme sentimenti di affetto e amore, ma anche solitudine e malinconia – soprattutto per molti anziani che vivono in case di riposo o che sono isolati.
Anche in un giorno come quello, il ruolo del personale sanitario e socio sanitario, del personale socio assistenziale e del volontariato si rivela fondamentale, perché chi ricopre quel ruolo offre un amore che si dona senza chiedere.
Istituita con la Legge 13 novembre 2020 – che ha identificato il 20 febbraio come data simbolica (quella in cui a Codogno, nel 2020, è stato scoperto il “paziente uno” affetto da virus SARS-CoV-2) – la “Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socio assistenziale e del volontariato” da qualche anno vuole, oltre a celebrare chi lavora o si adopera volontariamente in questo settore, far riflettere sulla cura, l’attenzione e il supporto quotidiano che ogni giorno caratterizza questo tipo di attività – spesso senza il riconoscimento dovuto.
Una quotidianità fatta di gesti silenziosi e di attenzione disinteressata, di fatica, stress e a volte di frustrazione a cui però si accompagnano sorrisi, abbracci, comprensione, collaborazione, competenza.
Si dice che le ricorrenze spesso siano “solo” delle giornate in cui – per pochissimo tempo – i destinatari della celebrazione vengono incensati e acclamati e forse – considerando le cronache degli ultimi mesi – a volte è così.
Fare in modo che il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio dei lavoratori e delle lavoratrici del settore siano costantemente visti, riconosciuti, considerati è compito di ciascuno di noi, anche se non coinvolti direttamente, perchè magari – fortunatamente – non abbiamo (ancora) familiari e persone care ricoverate.
Allora il “fioretto” per quest’anno e i prossimi potrebbe essere considerare questo 20 febbraio come un punto di partenza in cui – attraverso il ringraziamento di medici, infermieri, OSS, terapisti, ostetriche, assistenti familiari, volontari che si prendono cura specialmente dei bambini, degli anziani, dei disabili e delle persone più fragili – ciascuno provi a riconsiderare i rapporti umani e la visione di una società in cui rispetto, collaborazione, affetto, gentilezza possano essere parole d’ordine che non si utilizzano solo durante una “semplice” ricorrenza.